Una fiaba al giorno toglie la noia di torno

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Come prima fiaba italiana, ho scelto una fiaba della mia regione: il Piemonte.

stregaC’era una volta un uomo che aveva dodici figli; ormai erano adulti e lavoravano per conto loro, quando il padre ebbe ancora una bambina. I fratelli ne provarono un tale dispetto che vollero lasciare il paese, senza neppure far sapere dove andavano a stare. La bimba crebbe bella e buona, ma aveva una spina nel cuore, quando pensava ai suoi fratelli. Un giorno, aveva già quindici anni, era andata a lavarsi alla fontana e, per non bagnarla, aveva posato sul bordo la collanina che portava al collo. Un corvo scese, l’afferrò con il becco e volò via: e la ragazza dietro.

Corri e corri, arrivò nel bosco dove i suoi fratelli facevano i taglialegna e, seguendo il corvo, giunse alla capanna in cui essi abitavano. La fanciulla entrò e, non trovando, nessuno, si nascose sotto il letto; a mezzogiorno i dodici boscaioli tornarono a casa, pranzarono e ripartirono, senza accorgersi che c’era la ragazza. Ma dai discorsi che avevano fatto, lei aveva capito chi erano; così si diede da fare a riordinare e preparò le tagliatelle per la cena, nascondendosi di nuovo, appena sentì le voci dei fratelli che rientravano, a sera. Accorgendosi di quanto era accaduto, i taglialegna pensarono di avere a che fare con qualche magia, ed il più giovane l’indomani, per vederci più chiaro, quando fu l’ora di andare al lavoro, fece finta di unirsi ai fratelli, ma si nascose a sua volta e, dopo un poco, vide uscire di sotto il letto la ragazza, che subito si mise a lavorare. La riconobbe e si rallegrò nel vederla, ed anche gli altri le fecero festa, perché erano contenti di avere una donna che mettesse un pò d’ordine tra le loro cose. Così le dissero: “Se vuoi, puoi restare con noi. Bada però di tenerti lontana da quella casetta che c’è in fondo al bosco, perché ci vive una strega”. La fanciulla promise e per qualche tempo vissero assieme, felici e contenti. Ma, una sera, la ragazza si. accorse di essere in ritardo per la cena e, per guadagnare tempo, andò per fuoco a casa della strega. Le venne ad aprire una vecchia, che l’accontentò di buon grado e, accomiatandola, disse: “Favore chiama favore. Oggi io ho dato a te il fuoco di cui avevi bisogno; domani verrò io da te a chiederti di darmi un attimino il mignolo da succhiare”.
Poiché la ragazza la guardava senza capire, per spiegarle la cosa le infilò il dito nel buco della serratura e le succhiò tanto sangue da farla quasi svenire. “Vedi, carina, come devi fare? Potrai contentarmi, senza aprire neppure la porta.” La poveretta tornò a casa mezza morta dallo spavento ed i fratelli si accorsero dal suo pallore che era successo qualcosa. A furia di insistere riuscirono a farsi dire ogni cosa e, la mattina dopo, il fratello maggiore, anziché andare nel bosco a tagliar legna, rimase assieme alla sorella e le disse: “Non avere paura: quando viene la vecchia, fà finta di non sentire, e al resto penso io”.
La strega, dopo avere bussato e ribussato alla porta della capanna senza che ne venisse alcun segno di vita, infilò la testa in una finestrella che avevano lasciato socchiusa, per vedere se la ragazza era dentro. Il fratello, che stava lì pronto, gliela staccò con una sega, poi buttò corpo e capo in un burrone. “Adesso possiamo stare tranquilli”, dissero i fratelli. Ma ci voleva altro per togliere di mezzo la strega. Si riappiccicò la testa e pensò subito a come vendicarsi. Un giorno la ragazza, andando per acqua alla fontana, vi trovò una venditrice di scodelle che, poiché lei non aveva denaro, gliene fece accettare una in dono con mille moine. A sera i fratelli rincasarono stanchi ed assetati e, uno dopo l’altro, bevvero nella scodella nuova. L’ultimo già l’aveva portata alle labbra, quando gli altri incominciarono a trasformarsi in buoi sotto i suoi occhi. Spaventato, lasciò cadere la ciotola stregata, ma ormai l’incantesimo aveva fatto presa anche su lui, e la sorella raccapricciando lo vide mutarsi in agnellino. Da quel giorno la ragazza si fece pastora e passava i suoi giorni accudendo alle dodici bestie, senza mai vedere nessuno. Poi, una sera, capitò alla capanna un principe, che s’era smarrito nel bosco, mentre andava a caccia, e, vedendo quella ragazza tanto bella, subito se ne innamorò e le propose di farla sua sposa. La pastorella scosse tristemente il capo: “Devo badare ai miei fratelli: non posso lasciarli”, dichiarò, dopo avere raccontato la sua storia.
Il principe, commosso, promise che avrebbe pensato anche a loro e, fatta costruire una stalla con belle mangiatoie per le bestie, sposò la fanciulla, che diventò così principessa. Ma la strega, gelosa, studiò un piano per sostituirsi a lei e vivere alla reggia; travestita da mendicante, penetrò nel giardino dove la principessa, seduta sotto una pergola, si teneva accanto il fratello mutato in agnello. Le chiese un grappolo d’uva e, mentre la giovane, che aveva un cuore d’oro, andava a raccoglierlo, la fece cadere dentro una cisterna a cui passava accanto, e ve la rinchiuse. L’infelice piangeva ed invocava aiuto, ma nessuno sentiva le sue grida, tranne l’agnello, che belando lamentosamente girava attorno al pozzo.
Intanto la strega, che aveva assunto l’aspetto della principessa, s’era fatta accompagnare a letto dalle cameriere. Il principe, che ve la trovò, arrivando a palazzo, domandò stupito: “Perché sei coricata?” “Sto molto male; ma credo che starei meglio, se potessi mangiare un pò di carne di quell’agnello che grida tanto.” E lui: “Allora sei bugiarda: mi dicevi che quello era tuo fratello, e non è vero”. La strega si morsicò la lingua per aver parlato tanto sbadatamente, e non sapeva come rimediare. Vedendo il suo imbarazzo, il principe incominciò a sospettare qualche inganno; corse nel giardino, guidato dal belato dell’agnello, e con stupore udì uscire dalla cisterna la voce della moglie. “Non eri dunque tu quella che ho visto a letto?” “Come potevo essere io, se da parecchio sono qui che chiamo aiuto, senza riuscire a farmi sentire da nessuno?”. Il principe la tirò su dalla cisterna, poi ordinò che la megera che voleva prendere il suo posto fosse arrestata e condotta al rogo. Man mano che il fuoco bruciava la strega, ora una mano, ora una gamba, i buoi e l’agnellino ridiventavano uomini, ed erano così gagliardi che sembrava fosse giunta al palazzo una schiera di giganti. E tutti ebbero titoli, ricchezze, onor, potere; solo io che ve la conto nulla ho potuto avere.